giovedì 26 novembre 2009

Albero dei ricordi o della discordia?

La città di Sondrio, nelle sue strutture, era uscita pressoché indenne dalle disastrose distruzioni del secondo conflitto mondiale che – per esemplificare – avevano invece ferito anche gravemente gli altri capoluoghi lombardi. Aveva tuttavia pagato un gravoso tributo, sacrificando uomini in prima linea e vedendosene restituire altri con menomazioni o resi inabili.
Durante la guerra la fiancata della chiesa parrocchiale che dà sulla piazza Campello era parzialmente occupata da un grande pannello che raffigurava i teatri dello scontro bellico, aggiornati di continuo con i movimenti su tutti i fronti delle ostilità in cui erano impegnati i nostri combattenti. I giardinetti della piazza, ricavati sul finire degli anni ’30 dall’abbattimento della chiesa sconsacrata detta „del Suffragio“, erano stati trasformati in orti di guerra, al pari di tutte le aree verdi destinate al decoro della città.
Per il vero, anche della prima guerra mondiale – come danneggiamento materiale – si ricordava solo la bomba austriaca destinata ai fedeli che sostavano in piazza Campello dopo la messa e caduta invece nell’orto dell’arcipretura, mentre nel giardino di Villa Quadrio si ergono tuttora gli alberi piantati a memoria del termine di quel conflitto.
La nostra gente non poteva però dimenticare le sofferenze e la miseria patite negli anni della recente guerra e – all’epoca della ricostruzione, sul finire degli anni ’40 e nei seguenti anni ’50 – germogliarono e fiorirono varie iniziative di solidarietà, specie in aiuto dei più bisognosi. Su iniziativa della locale „San Vincenzo“, nei giardinetti di piazza Campello ogni anno a Natale veniva allestito un presepe vivente - alcuni dei figuranti sono tuttora in vita - con una capanna di legno posta ai piedi d’un grande albero che veniva tagliato dai monti e lì innalzato. Accanto alla capanna venivano raccolti doni (anche in denaro) che poi erano consegnati a chi ancora pativa la miseria, specie se vittima di precarie situazioni famigliari.
A questa iniziativa si aggregò successivamente il locale Circolo ACLI, che si adoperò per organizzare – per alcuni anni – un „nostrano“ corteo dei Re magi: a cavallo, in assenza di cammelli, ma con l’aggiunta di un gregge di pecore.
Tagliare però ogni anno un grosso albero da un bosco e rizzarlo nei giardinetti di piazza Campello non era impresa da ripetere all’infinito, senza trascurare inoltre il danno arrecato alla natura. Fu così che nei primi anni ’60 si convenne per la posa in opera, „in pianta stabile“, dell’albero che ora fa bella mostra di sé, per quanto l’azione dell’uomo lo costringa a impensabili servizi e lo sminuisca non ritenendolo di pregio.
„Tanto è malato e dobbiamo sacrificarlo“, si sente dire: ma chi l’ha mai detto e sentenziato?
All’estensore di queste note e sicuramente agli artefici delle iniziative sopra descritte, ma anche a tante persone che vivono o lavorano a Sondrio, piace vedere quella pianta com’è e dov’è, anche a ricordo del tempo che fu. E se poi è ammalata, basta curarla! Si sopprimono forse le persone ammalate, gli animali ammalati?
Senza la pretesa di essere compreso.
Pietro Pizzini

“L’Incontro”- gennaio 1959

1 commento:

  1. Oh signor Pizzini lei mi ha riportata indietro di 50 anni ,grazie ,che bei ricordi!
    Io facevo parte di quel presepe vivente e ricordo con piacere quando accompagnavo mi papà a tagliare l'albero da mettere in piazza Campello ,sul grande camion dei pompieri ,a Cepina ,ogni anno era così ,poi si tornava ,lo si lasciava parcheggiato nel cortile dell'allora Istituto Tecnico De Simoni ,ora tribunale ,ed il giorno dopo lo si piantava in piazza ,che meraviglia poter ricordare tutto questo !
    I cammelli del corteo c'erano ,eccome ,un anno si rischiò che uno di questi morisse di freddo !
    Speriamo che questa bella pianta non venga tagliata ,a me sembra piena di vita o no?

    cordialmente

    lg

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perchè bisgna abbattere il cedro in piazza campello?