il cedro di piazza campello
sarà un immigrato, brutto, malato e senza valore storico, ma a noi, che da quando siamo nati, lo vediamo li, piacerebbe ci restasse perchè cambiare non significa per forza migliorare
mercoledì 26 settembre 2012
forse ci siamo
sabato 18 agosto 2012
Iniziativa in ricordo del cedro di Piazza Campello
sabato 16 aprile 2011
la piazza è ormai finita
venerdì 3 dicembre 2010
la nuova forma della piazza
la dove c'era l'erba c'è una spainatadi cemento che verrà ricoperta di pietra , gli scavi archeologici sono stati ricoperti
3 piantine stitiche sono state messe a dimora, in effetti adesso la bellezza della piazza è in linea con il valore delle azioni del credito valtellinese sempre più giù
venerdì 3 settembre 2010
a milano c'è piu' sensibilità e non spadroneggia la banca locale
Topi a Brera, al via la potatura
Ma i residenti insorgono
«Non è la stagione per tagliare, piante a rischio». Intervento dei vigili. Cadeo: «Per ora sospendiamo»
bloccati gli operai che eseguivano l'ordinanza della Asl contro i roditori
Topi a Brera, al via la potatura
Ma i residenti insorgono
«Non è la stagione per tagliare, piante a rischio». Intervento dei vigili. Cadeo: «Per ora sospendiamo»
MILANO - Piuttosto che veder mutilati il loro bel fico e la paulonia, quasi quasi i residenti e i negozianti di Brera sarebbero venuti a patti con la colonia di topi. Scene mai viste prima nel quartiere vip, con le signore eleganti che s'improvvisano contestatrici e scavalcano addirittura il cancello per fermare lo scempio delle amate piante. Tutto è cominciato alle 11 di giovedì mattina in via Madonnina all’arrivo della ditta che, su incarico dell'Asl, doveva provvedere alla potatura di due alberi presenti nella centralissima area verde infestata da mesi dai topi. In particolare un fico, i cui frutti erano molto graditi dai roditori, e una paulonia. Ma quando, dopo aver ridotto quasi a zero la chioma del fico, gli operai hanno cominciato a far cadere uno dopo l'altro anche i rami dell'alta paulonia, alcuni residenti e negozianti della zona non ce l'hanno fatta più. In prima fila Luisa Beccaria, presidente dell'Associazione commercianti di via Beccaria, che ha raccolto una manciata di fichi ancora acerbi: «Non si pota un albero quando ha i frutti sui rami, altrimenti muore: è l'ABC della botanica, ma siamo impazziti?». Per fermare gli operai, al lavoro con la piattaforma sopraelevata sulla populonia, due signore intraprendenti hanno scavalcato la recinzione, mettendo a rischio le loro eleganti tenute, e hanno invaso il giardinetto. Nel frattempo si è raccolto un gruppo di persone che si sono unite alla protesta. Due signore scavalcano il cancello per fermare la potatura (Fotogramma)
Potatura contestata a Brera
|
LAVORI SOSPESI - Urla e momenti di tensione hanno reso necessario l’intervento dei vigili. E' arrivato anche Franco Beccari, di Legambiente Milano: «Gli alberi in questione sono un fico, su cui si è intervenuto già pesantemente, e una paulonia, presente dal dopoguerra in via della Madonnina - ha spiegato -. L’intervento per risolvere il problema dei topi era certamente necessario, però probabilmente bisognava agire sul terreno e non potando i rami». In effetti nei giorni scorsi nel giardino è stato attuato anche un intervento di derattizzazione, con trappole e pasticche a base di brodifacoum puro: si vedono già i primi risultati, i topi cominciano a morire.
L'INTERVENTO DI CADEO - Dopo alcune ore concitate, intorno alle 14 sul posto sono arrivati il capo di gabinetto del sindaco Moratti, Alberto Bonetti Baroggi, e l'assessore al Decoro Urbano Maurizio Cadeo, che si è fatto spiegare le ragioni dei residenti e dei negozianti e ha interceduto con la Asl, ottenendo una sospensione dei lavori di potatura in corso fino al completamento di ulteriori verifiche da parte degli agronomi comunali.
Redazione online02 settembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
venerdì 20 agosto 2010
adesso forse è chiaro
mercoledì 18 agosto 2010
ecco chi era
con grande sorpresa era il giardiniere capo del comune di sondrio che ha inscenato la protesta
testo tratto da http://www.vaol.it/it/
Eugenio Nonini, capogiardiniere del Comune di Sondrio e fondatore del movimento ecologista Arare, ha dato vita oggi - mercoledì 18 agosto - ad una originale iniziativa in piazza Campello, nel capoluogo valtellinese. Per richiamare l'attenzione della comunità locale sul possibile taglio del Cedro del Libano da parte delll'amministrazione comunale, Nonini si è incatenato alla pianta: "Il mio è un gesto provocatorio - ha spiegato il capogiardiniere - per richiamare l'attenzione dei cittadini di Sondrio, affinché si oppongano a questo intervento assurdo.
Il taglio dell'albero non ha alcuna motivazione. Secondo le informazioni diffuse nei giorni scorsi si presume che la società incaricata dal comune provvederà al taglio a partire dal 24 agosto. Chiedo pertanto a tutta la comunità di fare da scudo all'albero, impedendo fisicamente il suo taglio".
L'intervento di Nonini segue le tante azioni promosse dal Comitato popolare sorto a difesa dell'albero, che nei mesi passati ha più volte operato per evitare il taglio ordinato dal comune.
da vaol:
chi si legherà al cedro
sabato 22 maggio 2010
il luoghi del cuore fai
è stata aperta da qualcuno la sottoscrizione per definire il cedro di paizza campello un luogo del cuore dal titolo cedro di piazza campello
mercoledì 10 marzo 2010
Paola Pizzini: 'Lettera aperta a Nicola Giugni'
risultato dei trapianti precedenti
'Per tuo tramite chiedo alla maggioranza consiliare di Sondrio di esprimersi individualmente sulle modalità con cui Molteni si è rapportato alla cittadinanza'.
Caro Nicola,
mi rivolgo a te con la stima e la fiducia che hai dimostrato di meritare sostenendo in prima persona le istanze di noi cittadini che vorremmo avere parte nelle decisioni che modificano nel profondo la città in cui viviamo, tenendo fede con ciò all'enunciato conclusivo del programma elettorale di Sondrio 2020 di cui sei capolista:
"L'informazione è un diritto: previsione di criteri di trasparenza dei processi decisionali e di capillare informazione pubblica circa i fatti amministrativi. Coinvolgimento della popolazione e delle singole realtà nelle decisioni che incidono sulla vita quotidiana della città al fine di pervenire a decisioni partecipate e condivise, così come previsto da Agenda 21."
Dal settembre 2009, quando spontaneamente è sorto il movimento d'opinione contrario all'abbattimento del cedro per il rifacimento della piazza Campello, nell'attuale maggioranza del Consiglio comunale nessuna voce si è mai fatta carico delle legittime rivendicazioni dei cittadini, benché supportate da un totale di oltre 2.000 firme. Un silenzio unanime pare aver sempre avallato decisioni e modalità adottate dal sindaco Molteni persino nei confronti dei gruppi consiliari di minoranza, senza l'interpellanza dei quali la voce dei cittadini dissenzienti non avrebbe di certo avuto mai risposta alcuna.
Confidando tuttavia in una pur minima possibilità che quel granitico consenso celi anche lievi incrinature, per tuo tramite chiedo ad assessori e consiglieri di maggioranza che si esprimano individualmente a proposito delle modalità con cui il sindaco Molteni si è rapportato alla cittadinanza che rappresenta.
È una speranza fondata ad esempio su quanto sostiene l'assessore Cotelli sul sito di Sondrio 2020: "Il coinvolgimento la partecipazione dei cittadini e dei diversi attori della società risulta infatti fondamentale al fine di migliorare la qualità delle politiche pubbliche e i processi decisionali, integrando così gli apporti dei cittadini nella definizione degli stessi."
E chissà, forse qualcuno dei nostri amministratori ha letto il fascicolo inviato al sindaco con i commenti dei cittadini che hanno voluto e finanziato la perizia sul cedro, condividendo nel proprio intimo le tue parole che spiccavano in prima pagina...
Immagino che aver condiviso - nonostante il ruolo istituzionale di presidente dell'ASM - la sorte dei sondriesi che il nostro sindaco ha deciso di lasciare inascoltati abbia rafforzato in te la convinzione di quanto sia importante includere nelle logiche di governo della città il rispetto del senso civico che anima iniziative di dissenso come la nostra.
Ringrazio chiunque aderisca a questa richiesta e sappia vedere in questa controversia un'occasione di crescita civile per la nostra città.
Paola Pizzini
Nicola Giugni risponde a Paola Pizzini: 'E se spostassimo il cedro?'
'Perché la minoranza non si preoccupò del cedro al momento della presentazione del progetto?'.
Nicola Giugni
i
andiamo all'assemblea di aprile del credito valtellinese
venerdì 5 marzo 2010
la giunta HA DECISO
la giunta ha deciso di tagliare il cedro
giovedì 4 marzo 2010
questo è come sarà
grazie sindaco, grazie per la sua lungimiranza, correttezza e democrazia: ha dimostrato di saper accogliere qualsiasi richiesta anche se portata da pochi cittadini, lei è e sarà sempre un esempio (negativo) per educare i nostri figli, ma soprattutto grazie a tutti a tutti quei consiglieri comunali che hanno decretato la morte del cedro senza proferire parola
venerdì 12 febbraio 2010
martedì 29 dicembre 2009
la forza della disperazione
mercoledì 16 dicembre 2009
http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=10176
Annagloria Del Piano. Cronaca sondriese: il cedro di Piazza Campello Un albero si oppone al restyling della piazza della Collegiata di Sondrio | |
16 Dicembre 2009 C’era una volta un cedro che dagli inizi degli anni ‘60 sfoggiava le sue chiome nella piazza principale di Sondrio. Potrebbe cominciare così la vicenda di un albero longevo che certo mai avrebbe pensato di assurgere alle cronache di una cittadina alpina, ritenendosi di essere (a voler continuare questo gioco di animizzazione floreale…) un semplice esponente delle scarse alberate sondriesi. Un cedro senza troppe pretese se non quella di non vedersi affibbiare un fine-vita falso e obbligato. Con la risistemazione della Piazza Campello in Sondrio, per il cedro in questione è stato da tempo decretato l’abbattimento. I progetti di pavimentazione dell’intera area prevedono infatti la collocazione di quattro querce in fianco alla Collegiata e di un alberello e una zona con panchine e fontana proprio dove ora c’è l’aiuola col cedro. È quindi indispensabile per l’Amministrazione sondriese procedere a togliere l’albero. Per rendere ovvia questa “indispensabilità” ci si è avvalsi di una relazione eseguita da una naturalista che ha messo in luce la potenziale pericolosità del cedro, dovuta a possibile instabilità dello stesso in occasione di forti nevicate e per causa delle apparecchiature elettriche che sono ad esso appoggiate (!). Non appena diffusasi la voce per cui il “cedro della piazza” sarebbe stato abbattuto, si è venuta a creare spontaneamente una cerchia sempre più folta di cittadini che hanno voluto esprimere tutto il proprio disappunto, mediante una petizione che ha raccolto ben 1.270 firme! La brutta abitudine, diffusa ancora in quei territori che poco o niente hanno a cuore il benessere e la manutenzione delle proprie aree verdi, di tagliare piante che sono in salute ha determinato tale sollevamento popolare. Nessuno ravvisava la necessità - che si voleva e vuole tuttora incombente - di eliminare quest’ultimo albero testimone di una stagione passata, i cui altri simboli (vedi interi giardinetti di fronte a Palazzo Martinengo, adiacenti alla Piazza Garibaldi) già sono stati distrutti. I milleduecento firmatari condividono l’idea che il cedro rappresenti un simbolo di Sondrio e gli attribuiscono un valore addirittura affettivo. Sono almeno due le generazioni che possono ricordarlo addobbato in occasione delle festività natalizie oppure presente su tante cartoline della nostra città, punto fermo nella fisionomia della piazza. Alcuni cittadini facenti parte negli anni ’50 dei circoli locali della San Vincenzo e dell’Acli (precisa in una lettera per l’albero Pietro Pizzini, direttore per più di cinquant’anni dell’Acli sondriese, insignito del Ligari d’Argento nel 2004) ricordano quando, ogni anno a Natale, venivano allestiti un presepio vivente e un corteo di re magi, le cui rappresentazioni culminavano con la deposizione di doni per i più bisognosi, che erano molti nel dopoguerra, proprio ai piedi di un grande albero innalzato nell’aiuola di Piazza Campello trasportandolo dai monti e poi definitivamente piantato in modo stabile nella figura del cedro in questione. Sono le ragioni del cuore a parlare, del ricordo di un tempo che fu, di un tempo che parla anche di solidarietà, dopo gli eventi drammatici della guerra. Non quindi fatue malinconie, puro folklore o nostalgie sdolcinate. È per questi motivi che sarebbe stato auspicabile un riscontro da parte del Sindaco e degli amministratori, un incontro pubblico, magari, per confrontare opinioni e possibilità. Così non è stato e, anzi, i lavori di scavo effettuati per piantare le querce sul lato sud della Collegiata hanno portato ad una nuova scoperta, per nulla inaspettata ai conoscitori della storia di Sondrio: la comparsa dei resti dell’antico oratorio di San Pietro martire, che lì sorgeva, di fronte alla Chiesa barocca detta “del Suffragio”, abbattuta malauguratamente intorno alla fine degli anni ’30, cancellando così delle vestigia storiche appartenute a ciò che, senza tema di smentita, viene ormai considerato da tutti gli storici che si siano interessati al nostro territorio “il gioiello architettonico di Sondrio”. Anche riguardo a questo fatto l’Amministrazione non ha pensato di dare comunicazione alla cittadinanza e ha preferito occuparsene semplificando e cioè allertando la Sovrintendenza alle Belle Arti, il cui Ufficio ha dato parere positivo verbale alla rimozione dei resti per consentire il proseguo dei lavori, e nulla più. Sarebbe stato interessante, invece, poter permettere uno sguardo a quei sotterranei voltati da parte di chi fosse stato interessato a un tuffo nel passato e nella storia della città, un po’ come lo sarebbe stato (e molti anche allora furono gli inascoltati richiedenti) nel caso della Piazza Garibaldi, quando i lavori di scavo per la realizzazione dei parcheggi sotterranei, misero in luce la canalizzazione in pietra di un malleretto, il tracciato lastricato di un’antica strada e le mura perimetrali di vari edifici… Presumibilmente uguale comportamento ci sarà da attendersi quando a venire in luce saranno i resti della Chiesa del Suffragio, se come probabile gli scavi nell’aiuola del cedro proseguiranno. I promotori dell’iniziativa di salvataggio del cedro, capitanati da Paola Pizzini, hanno però proposto sabato 21 novembre una seconda petizione con raccolta di fondi per eseguire una vera e propria perizia sul cedro, che ne certifichi con la competenza definita per legge lo stato di salute e di stabilità. I nuovi firmatari sono stati all’incirca quattrocentocinquanta e la raccolta fondi ha portato in cassa quasi 600 euro. Ora la campagna di adesione e di raccolta continua presso i negozi che fin dal principio l’hanno sostenuta. Le firme a sostegno della petizione sono già state consegnate in data 30 novembre all’Ufficio Protocollo del comune di Sondrio, assieme alla richiesta indirizzata al Sindaco Alcide Molteni di commissionare una perizia dettagliata sul cedro ad opera di un dottore forestale competente. Inoltre, durante il Consiglio comunale sondriese del prossimo 18 dicembre, i promotori sperano si intenderà discutere finalmente il “caso cedro” grazie anche all’interessamento di un consigliere di Sondrio Liberale, Andrea Massera, che ha così commentato la questione sul sito on-line Vaol.it: «Rifiutiamo anche su questa vicenda le prese di posizione semplicistiche e ideologiche. Nessuna sudditanza ai poteri forti. Le critiche ad alcuni aspetti del progetto e al difetto di partecipazione e coinvolgimento della città nella sua stesura sono agli atti della commissione consiliare e di dominio pubblico (…) Riteniamo giusta la richiesta di perizia avanzata dal comitato, pertanto il nostro gruppo si attiverà affinché la giunta si prenda l'impegno in tal senso. Se servirà, presenteremo una mozione». Osservando il quaderno messo a disposizione dei cittadini per esprimere il proprio parere su tutta la vicenda (quaderno il cui titolo è: “Piazza Campello: quel che avreste voluto dire se solo ve l’avessero chiesto”), si può leggere una forte rimostranza verso l’atteggiamento decisionale tout court dell’amministrazione sondriese, che fa fare un parallelismo, seppur ovviamente su scala minore, con atteggiamenti mai ben chiariti del nostro premier, in merito a ritrovamenti di reperti archeologici (tombe fenicie?) nei possedimenti di Villa Certosa, di cui non si premurò di dar notizia a chi di competenza… Lo si dice con la giusta dose di ironia, ma - anche nel caso del cedro cittadino e dell’area in cui sorge - un dispiegamento di giustificazioni poco chiare aprono il sipario al dubbio, alle supposizioni di accordi con poteri che in Valtellina, ben lo sappiamo, dettano legge.
Annagloria Del Piano
I promotori dell'iniziativa pro cedro hanno aperto un blog: |
lunedì 30 novembre 2009
giovedì 26 novembre 2009
Albero dei ricordi o della discordia?
Durante la guerra la fiancata della chiesa parrocchiale che dà sulla piazza Campello era parzialmente occupata da un grande pannello che raffigurava i teatri dello scontro bellico, aggiornati di continuo con i movimenti su tutti i fronti delle ostilità in cui erano impegnati i nostri combattenti. I giardinetti della piazza, ricavati sul finire degli anni ’30 dall’abbattimento della chiesa sconsacrata detta „del Suffragio“, erano stati trasformati in orti di guerra, al pari di tutte le aree verdi destinate al decoro della città.
Per il vero, anche della prima guerra mondiale – come danneggiamento materiale – si ricordava solo la bomba austriaca destinata ai fedeli che sostavano in piazza Campello dopo la messa e caduta invece nell’orto dell’arcipretura, mentre nel giardino di Villa Quadrio si ergono tuttora gli alberi piantati a memoria del termine di quel conflitto.
La nostra gente non poteva però dimenticare le sofferenze e la miseria patite negli anni della recente guerra e – all’epoca della ricostruzione, sul finire degli anni ’40 e nei seguenti anni ’50 – germogliarono e fiorirono varie iniziative di solidarietà, specie in aiuto dei più bisognosi. Su iniziativa della locale „San Vincenzo“, nei giardinetti di piazza Campello ogni anno a Natale veniva allestito un presepe vivente - alcuni dei figuranti sono tuttora in vita - con una capanna di legno posta ai piedi d’un grande albero che veniva tagliato dai monti e lì innalzato. Accanto alla capanna venivano raccolti doni (anche in denaro) che poi erano consegnati a chi ancora pativa la miseria, specie se vittima di precarie situazioni famigliari.
A questa iniziativa si aggregò successivamente il locale Circolo ACLI, che si adoperò per organizzare – per alcuni anni – un „nostrano“ corteo dei Re magi: a cavallo, in assenza di cammelli, ma con l’aggiunta di un gregge di pecore.
Tagliare però ogni anno un grosso albero da un bosco e rizzarlo nei giardinetti di piazza Campello non era impresa da ripetere all’infinito, senza trascurare inoltre il danno arrecato alla natura. Fu così che nei primi anni ’60 si convenne per la posa in opera, „in pianta stabile“, dell’albero che ora fa bella mostra di sé, per quanto l’azione dell’uomo lo costringa a impensabili servizi e lo sminuisca non ritenendolo di pregio.
„Tanto è malato e dobbiamo sacrificarlo“, si sente dire: ma chi l’ha mai detto e sentenziato?
All’estensore di queste note e sicuramente agli artefici delle iniziative sopra descritte, ma anche a tante persone che vivono o lavorano a Sondrio, piace vedere quella pianta com’è e dov’è, anche a ricordo del tempo che fu. E se poi è ammalata, basta curarla! Si sopprimono forse le persone ammalate, gli animali ammalati?
Senza la pretesa di essere compreso.
Pietro Pizzini
“L’Incontro”- gennaio 1959
martedì 17 novembre 2009
”Le piante hanno il brutto difetto di mettercela tutta per non morire!”
Come seguito alla precedente richiesta di evitare l’abbattimento del cedro di piazza Campello - al quale molti cittadini di Sondrio e residenti in provincia sono legati affettivamente - chiediamo al Sindaco di Sondrio di poter commissionare a un dottore forestale una perizia autofinanziata intesa ad accertare le condizioni fitosanitarie dell’albero e avere elementi concreti in base ai quali valutare l’opportunità di abbatterlo.
impariamo dagli esperti veri, non basta il parere del giardiniere
Se fate una ricerca su Internet sui potatori di alberi o “treeworkers”, troverete un sito assai curioso: quello degli “Angeli degli Alberi”. Sono loro i ragazzi, tutti muscoli e cuore, che si prendono cura degli alberi delle nostre città salendo a vertiginose altezze armati solo di corde e carrucole. Attrezzati con tute e strumenti all’avanguardia, questi moderni “boscaioli” portano con loro un approccio totalmente nuovo alla manutenzione dei giganti che vivono nelle nostre inquinate città, basato sul rispetto e la conoscenza approfondita dei meccanismi vegetali. Fiori&Foglie ha intervistato uno di loro, Stefano Lorenzi, treeworker certificato, per capire chi sono gli “Angeli degli Alberi” e chiedergli perché la cronaca ci racconta che gli alberi, in città, cadono…
Innanzitutto Stefano, dicci: com’è la situazione degli alberi di Milano?
Milano come patrimonio arboreo è sicuramente ricchissima. Il problema è che si vuole spendere il minimo. E si cerca sempre il risultato nel periodo in cui la giunta è in carica. Peccato che i tempi degli alberi siano molto più lunghi di quelli di una giunta comunale.
Gli alberi cadono a Milano ma soprattutto a Roma, è cronaca di questi giorni. Perché? Cosa sta succedendo?
Dopo che sono accadute quelle tragedie, a Roma hanno subito mandato gente a tagliare tutti i rami sporgenti. Questo creerà, tra 3-5 anni, più problemi di quelli che ci sono adesso. In questi casi ci vogliono interventi non drastici, che alleggeriscano la pianta. Ma il cittadino non capisce queste cose se non è educato: pensa che per potare bene un albero, bisogna riempire un camion di legna. E al politico interessa il consenso. La gente così si sente rassicurata perché hanno potato ma in realtà non hanno neanche un progetto di valutazione della stabilità degli alberi. Torino ha degli agronomi eseguono periodicamente un controllo delle alberate della città. A Roma questo non esiste.
Ma ci sono posti in Italia dove queste cose si fanno?
In Italia la città più attenta alle alberature è Torino. Anche in città come Varese, Bolzano, Merano, Verona, Venezia si fanno queste cose perché si è fatta strada l’arboricoltura, una vera conoscenza dell’albero. In altre città però non è così. A Milano hanno recensito gli alberi monumentali ma non si prendono cura delle alberate comuni, che hanno magari anche esemplari di dimensioni importanti.
A cosa bisognerebbe fare attenzione quando si pianta un albero in città?
Per esempio ci sono leggi che stabiliscono regole per gli scavi nei pressi dei tronchi ma spesso non vengono applicate o non vengono fatti i controlli del caso. I tecnici in genere sono preparati, ma manca la volontà politica. Servono fondi per la ricerca sì ma anche per l’educazione dei cittadini, importante per far capire quali sono gli interventi necessari.
Quindi il problema è chi decide?
Il problema è come si investono i soldi. Quando si fa un viale nuovo, per gli alberi si spende un decimo che per le infrastrutture. Si fa un nuovo parco? Si spendono 3000 euro per una panchina con tutti i bulloni a norma e 100 euro per ogni albero. Dovremmo imparare dai paesi nordici dove prima vengono le piante, poi il resto. A Torino c’è un tecnico che va in vivaio, sceglie lui stesso le piante e rinvia al mittente quelle compromesse. Questo eviterà grandi spese al comune negli anni a seguire, perché sono piante che sicuramente darebbero problemi in futuro.
A Milano sono cadute le foglie già a fine agosto: colpa dell’inquinamento o cosa?
No, non centra l’inquinamento. La cascola (caduta anticipata delle foglie ndr.) è causata da una cattiva gestione dell’albero. Se intorno al piede del tronco, invece di mezzo metro e poi l’asfalto, ci fossero 3 o 4 metri di terreno permeabile, gli alberi riuscirebbero ad assorbire l’acqua e non andrebbero incontro a questo problema, creato dallo squilibrio idrico quando fa troppo caldo.
Ma come si interviene su un albero già adulto in un viale di città?
La potatura non è un intervento necessario se la pianta è sana. Il problema sorge se occupa troppo spazio (ma questo dovrebbe essere valutato a monte!) o se infastidisce la viabilità. Solo in quel caso occorre intervenire, ma nel modo giusto ovviamente. Spesso non è neanche necessario tagliare rami interi. Invece assistiamo ad “orrori” come la capitozzatura, che portano via praticamente quasi tutti i rami lasciando tronconi nudi e brutti.
Perché non va bene la capitozzatura?
Considera che gli alberi sono gli unici organismi che si creano il cibo da solo, con la fotosintesi. La capitozzatura toglie il 70% delle foglie, quindi la loro fonte di cibo. L’albero per vegetare l’anno dopo darà fondo a tutte le sue riserve. Le “cacciate” (i rami nuovi ndr) saranno fragili e basterà pochissimo per comprometterlo del tutto. Il fatto è che gli alberi sono stupidi: muoiono 3 anni dopo che il danno è stato fatto e magari, conciati come sono, provano anche di ricacciare! E al nord c’è anche il problema della neve…
Già, ma la capitozzatura non aiuta l’albero a caricarsi meno della neve?
Al contrario. L’albero ha una sua struttura con rami che hanno una loro elasticità naturale: questo permette lo scaricamento graduale del peso. La capitozzatura invece irrigidisce la forma e i rami vengono accorciati quindi si riempiono di neve ma non si riescono a scaricarsi. Alla nevicata successiva si rompono. La capitozzatura quindi non serve neanche a quello. Occorre alleggerire la chioma senza compromettere la struttura della pianta. In realtà la vera potatura va incontro alla forma naturale dell’albero, diradando, togliendo il secco, spuntando con i tagli di ritorno che rispettano l’apicalità dei rami.
Secondo te perché tutte queste regole non vengono seguite?
In Italia purtroppo vige l’idea che l’arboricoltura è una teoria. Invece no, è una scienza esatta. Ci sono delle regole ben precise, dei testi dove sono scritte. In molte zone d’Italia l’arboricoltura non attecchisce perché si pensa che la tradizione agricola sia più corretta, e che chiunque sia in grado di potare un albero, ma non è così! Ci sono scuole e corsi che insegnano a fare questo mestiere. La più famosa è la Scuola Agraria del Parco di Monza ma c’è anche la Fondazione Minoprio e naturalmente l’ISA (Associazione Italiana di Arboricoltura) che fa tantissimi corsi di aggiornamento. Uno proprio a dicembre, a Roma, con Claus Mattheck, maestro nella valutazione di stabilità degli alberi. Un tecnico comunale che volesse approfondire non dovrebbe mancare ad un evento simile…!
In effetti. Adesso una curiosità: ma dove viene l’appellativo ”Angeli degli Alberi”?
E’ il nome dei tree-workers di Roma. E’ nato per caso. C’ero anch’io. Stavamo a lavorando in una proprietà della curia e un frate ci ha chiesto cosa stessimo facendo. Gli abbiamo detto che curavamo i polmoni della terra, e lui ha esclamato: “Ma allora siete gli Angeli degli Alberi!” e da allora i treeworkers di Roma si chiamano così!
Renzo Piano vuole mettere aceri e magnolie in piazza Duomo. Tu cosa ne pensi?
Il problema è come fanno il lavoro. Le specie vanno bene, non diventano altissime, possono andare. Il problema è la buca d’impianto. Se l’aiuola rialzata è fatta bene, c’è il substrato giusto, e l’irrigazione giusta… Ecco, se mettono un prato sotto gli alberi già non hanno capito niente. Il prato ha bisogno di molta più acqua e questo alla lunga danneggerà l’albero. Poi bisogna vedere di che dimensioni è l’aiuola: non basta la scenografia o le buone intenzioni che poi verranno di sicuro tagliate dai costi. Non ci deve essere solo un architetto a decidere: Piano fa il progetto. Ma poi ci deve essere un agronomo a seguire i lavori. A Varese per esempio hanno affiancato un agronomo che dice sì o no al progettista. Altrimenti saranno le piante ad andarci di mezzo e di conseguenza aumenteranno i costi.
Anche nei giardini privati bisogna stare attenti se si decide di piantare un albero?
Certo, dipende dallo spazio che si ha. Ma in un giardino piccolo dovrò mettere una pianta che non dia problemi con la sua dimensione da adulta. Anche lo spazio dal confine va considerato: meglio usare maggiori distanze di quelle indicate dalla legge, che è assurda: prevede soli 3 metri dal tronco per alberi di prima grandezza (ndr. alti quindi più di 20 metri!) Attenzione anche nei giardini pensili: ci vogliono almeno 60-70cm di terra per poter fare un buon lavoro. E comunque anche lì meglio usare grossi cespugli, più che alberi.
Risorse web
Il sito degli Angeli degli Alberi di Roma: www.treeworkers.it
Il sito della Società Italiana di Arboricoltura: siaitalia.org
Il seminario sulla stabilità dell’albero di Claus Mattheck
Nel sito della città di Torino, la sezione del Verde Pubblico è molto ricca e ben organizzata